Domanda:
correzione esercizi probabilità?
Marie
2008-05-27 03:38:25 UTC
ok ho un po' di dubbi su vari esercizi.
Potreste correggermeli x farmi capire se il mio ragionamento è giusto o se sto cannando in pieno?

1) 2 carte sono estratte da un mazzo ben mescolato di 52 carte. Qual è la prob che siano entrambi assi se la 1^ carta è rimessa nel mazzo? Risp: 4/52*4/52 =1/169

2)Qual è la prob che lanciando 4 dadi bilanciati si ottenga un risultato differente su ciascuno di essi? Risp. non so nemmeno da dove cominciare...

3)Un'urna contiene 10 palline di cui 7 bianche e 3 nere.viene estratta a caso una prima pallina, poi a caso una seconda senza reintrodurre la prima. qual è la prob che le 2 palline siano una bianca e una nera? Risp: [10!/(10-2)!] / [7!/6!*3!/2!] = 21/90

4)Una prima urna contiene 10 palline bianche 8 nere 2 rosse, mentre una seconda urna contiene 2 palline bianche 6 nere e 2 rosse. qual è la probabilità che estraendo casualmente una pallina da ogni urna si ottengano 2 palline dello stesso colore? Risp:10/20* 2/10+8/20* 6/10+2/20* 2/10= 9/25
Quattro risposte:
2008-05-27 03:49:42 UTC
il primo è corretto!



il secondo è un po piu complicato.

puoi immaginarlo cosi:

per il primo dado non ti importa il numero. Abbiamo 6 casi favorevoli su 6 possibili.

per il secondo abbiamo 5 casi favorevoli (non vogliamo il numero uscito precedentemente)

per il terzo 4 casi favorevoli

per il quarto 3 casi favorevoli.

la probabilità sara pertanto data da: 1*5/6*4/6*3/6= 5/18.



il terzo: 7/10 * 3/9 + 3/10 * 7/9 (ho immaginato un diagramma ad albero) = 21/90 + 21/90 = 42/90

questo poiche possiamo estrarre prima la bianca e poi la nera e viceversa!



il quarto: (scusa devo assentarmi un attimo appena torno lo controllo!) rieccomi!

si è corretto!



:)

@
Nonno!!
2008-05-27 12:26:39 UTC
il primo è corretto



il secondo lo puoi svolgere partendo dal fatto che tutte le comninazioni di numeri con 4 dadi sono uguali a 6^4=1296

le combinazioni tutti diverse sono invece 360(60*6) e quindi ci sono 360/1296 probabilità di avere tutti numeri diversi, ovvero 5/18.



il terzo è esatto il procedimento a diagramma di ven.

in quanto all'inizio hai 7/10 di prendere la bianca e 3/10 di prendere la nera. se prendi la bianca, hai poi2/3di riprendere la bianca e 1/3 di prendere quella nera, se invece inizialmente prendi la nera hai poi il 2/9 di riprendere la nera 7/9 di prendere la bianca.Quindi le combinazioni sono sia 7/10*1/3=7/30 che 3/10*7/9=21/90 queste due probabilità vanno sommate e viene 42/90 e sono calcolati entrambi i casi



per il 4 problema, 1/2 prendi una bianca dalla prima urna, 2/5 una nera, e 1/10 una rossa. dalla seconda urna, 1/5 una bianca,3/5 una nera,1/5 una rossa. ora fai le moltiplicazioni tra qll degli stessi colori:



1/2*1/5=1/10

2/5*3/5=6/25

1/10*1/5=1/50

e ora sommi i 3 risultati: 1/10+6/25+1/50= 18/50
2008-05-27 11:52:15 UTC
il primo è ok...brava



il secondo...devi calcolare i casi favorevoli pari alle disposizioni di 6 elementi di classe 4 e sono

6*5*4*3

puoi capirlo con un diagramma ad albero.

i casi possibili sono invece tanti quanti le disposizioni di 6 elementi di classe 4

6*6*6*6

probabilità 6*6*6*6/6*5*4*3

(confesso di non esserne sicurissimo...)



il terzo non so bene come hai ragionato potrebbe essere giusto io fare cosi

(prob1°bianco)*(prob2° nero)+(prob1°nero)*(prob2bianco)=

(7/10*3/9)+(3/10*7/9)



il quarto anche è ok...
Giuseppe R
2008-05-27 12:07:56 UTC
IL CALCOLO DELLE

PROBABILITA’

0. Origini

Il concetto di probabilità sembra che fosse del tutto ignoto agli antichi

malgrado si sia voluto trovare qualche cenno di ragionamento in cui esso

è implicitamente presente. Il primo documento in cui si fa cenno alla

probabilità si può far risalire al 1324 (1325) ed è un commento alla

seguente terzina dantesca del IV Canto del Purgatorio della Divina

Commedia:

Quando si parte il giuoco della zara

Colui che perde si rimane dolente

Ripetendo le volte e tristo impara

fatto da Giovanni della Lana che, oltre che commentare l’aspetto umano

del giocatore, descrive anche il perché “il tristo impara”. Il gioco della

zara consiste nel lanciare tre volte un dado e quindi conteggiare la somma

ottenuta. L’autore commenta che i giocatori imparano a loro spese che la

combinazione più facile da ottenere è la (4-3-1) indipendentemente

dall’ordine (ossia somma 7).

I primi studi conosciuti riguardanti questioni di probabilità si riferiscono

sempre al gioco dei dadi e si trovano nel libro « De aleae ludo » (il gioco

dei dadi) di Girolamo Cardano.

Un altro documento risale al 1640 ed è la risposta di Galilei ad un quesito

postogli da un gruppo di giocatori fiorentini e sempre sul gioco della

zara: essi non riuscivano a comprendere perché fosse più facile ottenere

10 o 11 piuttosto che 9 o 12 e ciò spinse Galileo Galilei a scrivere il libro

« Sopra le scoperte dei dadi ».

L’effettivo inizio della teoria della probabilità, però, si fa risalire ad una

corrispondenza epistolare fra i matematici francesi Pascal e Fermat,

originata intorno al 1650 da alcuni problemi posti a Pascal da un accanito

giocatore d’azzardo: il Cavaliere De Méré. I problemi erano:

11

 È più probabile ottenere almeno un 6 lanciando 4 volte un dado o

avere un doppio 6 lanciando 24 volte lo stesso dado?

 Se due giocatori (ugualmente bravi) interrompono un gioco in cui

vince per primo chi totalizza un certo punteggio, senza averlo

raggiunto, come si divide il premio?

Pascal chiese aiuto a Fermat e dalla loro corrisopondenza nascono le

prime leggi del calcolo combinatorio e delle probabilità tanto che nel

1654 pubblica il Traité du Triangle Arithmétique (in cui parla del

triangolo di Tartaglia). Nel 1657 l’olandese Huygens pubblica il De

ratiocinis in ludo aleae (cioè Sul ragionamento nel gioco dei dadi) e nel

1666 il tedesco Leibniz pubblica la sua Dissertatio de arte combinatoria.

Ma il primo volume veramente importante sulla teoria della probabilità è

Ars conjectandi (Arte di congetturare) di Jacques Bernouilli apparso nel

1713 (otto anni dopo la morte dell’autore). E fu in questi anni che la

teoria della probabilità ebbe il maggior sviluppo perché in molti furono

interessati all’argomento. Nel 1812 Pierre de Laplace introdusse una

grande quantità di nuove idee e tecniche matematiche nel suo libro

Théorie Analytique des Probabilités, ed in quegli stessi anni Gauss, con il

contributo dello stesso Laplace, dava una formulazione della

distribuzione normale conosciuta con il nome di distribuzione di Gauss-

Laplace che costituisce uno dei cardini su cui si fonda la statistica

moderna.

1. Eventi aleatori

Sappiamo che esistono avvenimenti che si verificano con certezza mentre

altri, con altrettanta certezza, non possono verificarsi. Così, ad esempio,

si verifica con certezza che estraendo da un’urna contenente solo palline

rosse, sia rossa: chiameremo questo evento evento certo. Per contro non

si verifica sicuramente che, estraendo dall’urna descritta in precedenza

una pallina, sia bianca: diremo allora che questo è un evento impossibile.

Esistono altri avvenimenti che possono o no verificarsi, cioè esistono

eventi possibili la cui realizzazione è incerta, cioè dipende dal caso:

questi ultimi vengono detti eventi aleatori ( o casuali).

Così, se si getta in alto una moneta, il fatto che cadendo può presentare

una faccia piuttosto che l’altra, è un evento aleatorio. Estraendo da

un’urna contenente palline bianche e nere, il fatto che si presenti la

bianca piuttosto che la nera è ugualmente un evento aleatorio.

Il verificarsi di un evento aleatorio rappresenta quindi una alternativa fra i

diversi casi che si possono verificare in una prova. Ad esempio

supponiamo di voler estrarre da un’urna contenente 15 palline bianche e

12

12 nere, una pallina bianca: se la pallina estratta risulta bianca, parliamo

di evento favorevole; se la pallina estratta non è bianca parleremo di

evento contrario. Appare però evidente che la somma dei casi favorevoli

e di quelli contrari è uguale al numero dei casi possibili

Nell’ambito degli eventi aleatori sono da distinguere eventi che hanno

maggiori probabilità di verificarsi rispetto ad altri: ed è appunto il calcolo

delle probabilità che cerca di formulare delle valutazioni numeriche della

probabilità del verificarsi di tali eventi aleatori. È anche da osservare che

non esiste un’unica definizione di probabilità e non esiste un unico modo

di valutare la probabilità del verificarsi di un evento aleatorio.

2. Probabilità classica

Consideriamo i seguenti problemi:

 Se lanciamo una moneta regolare (non truccata) e chiediamo ad

una qualsiasi persona qual è la probabilità di ottenere testa, si

ottiene la risposta che nel 50% dei casi si presenta testa e

nell’altro 50% si presenta croce. Nel calcolo delle probabilità si

preferisce affermare che la probabilità di ottenere testa è

1

2

.

 Estraiamo una carta da un mazzo di 40 (dopo averle mescolate) e

chiediamo ad una persona di indicare qual è la probabilità che la

carta estratta sia di fiori. Sapendo che delle 40 carte 10 sono di

fiori, si potrà concludere che la probabilità di estrarre una carta di

fiori da un mazzo di 40 è del 25%, o meglio è 10 1

40 4

 .

A questo punto possiamo dare la definizione di probabilità, data da

Laplace, secondo la concezione classica:

Diremo probabilità di un evento E, e la indicheremo con P( E ), il

rapporto fra il numero di casi favorevoli m (al verificarsi di E) ed il

numero n dei casi possibili (a patto che siano tutti ugualmente

possibili).

In formula matematica si ha:

P( E ) =

m

n

.

13

In base alla definizione possiamo osservare che la probabilità p è

sempre un numero compreso tra 0 e 1, cioè è:

0  p  1.

Se m = 0 vuol dire che non esistono casi favorevoli al verificarsi

dell’evento e l’evento stesso è quindi detto impossibile e la sua

probabilità è nulla, cioè è P( E ) = 0.

Se m = n vuol dire che tutti casi sono favorevoli al verificarsi dell’evento

e l’evento è quindi certo e la sua probabilità è P( E ) = 1.

Questa probabilità si dice anche probabilità calcolata a priori, perché

essa è determinata indipendentemente da ogni prova sperimentale. Un

tipico esempio di applicazione della concezione classica di probabilità si

ha in genetica con le leggi ottenute da Mendel sullo studio dei problemi

legati all’ereditarietà.

3. Probabilità statistica (o frequentista)

Secondo la concezione frequentista, per conoscere la probabilità di un

evento si ricorre all’esperimento e quindi non ha senso calcolare la

probabilità di una singola prova perché non si può prevedere il risultato

di un singolo esperimento mentre in una successione di prove si riscontra

una certa regolarità.

Ad esempio, se si lancia più volte una moneta, non si calcola la

probabilità che a un determinato lancio si presenti testa, ma si calcola la

probabilità che si presenti testa dopo aver effettuato un congruo numero

di lanci.

Si dà la seguente definizione:

si definisce frequenza relativa di un evento in n prove (effettuate tutte

nelle stesse condizioni) il rapporto tra il numero k delle prove nelle

quali l’evento si è verificato ed il numero n delle prove effettuate, cioè:

k f

n

 .

La frequenza dipende non solo dal numero n delle prove effettuate ma,

per uno stesso numero n di prove, può variare al variare del gruppo delle

prove che si prende in considerazione. Ad esempio, se si lancia 100 volte

una moneta e si presenta 46 volte il lato testa, effettuando altri 100 lanci è

possibile che il lato testa si presenti un numero diverso di volte, per

14

esempio 52. Ne segue che la frequenza relativa per il primo gruppo di

lanci è

46

100

mentre quella relativa al secondo gruppo è

52

100

.

Anche la frequenza (come la probabilità) è un numero compreso fra 0 e

1, ma questa volta se f = 0 non possiamo affermare che l’evento è

impossibile: possiamo dire soltanto che in quella serie di prove l’evento

non si è verificato. Così, se f = 1 non possiamo affermare che l’evento è

certo ma possiamo solo dire che in quelle n prove esso si è sempre

verificato.

Abbiamo detto che la frequenza varia al variare del gruppo delle prove

eseguite: si è constatato che, se il numero delle prove è sufficientemente

alto, il rapporto

k

n

tende a stabilizzarsi. A questo riguardo sono noti due

esperimenti. Il primo è quello del francese Buffon che lanciò 4040 volte

una moneta ottenendo testa per 2048 volte, quindi con frequenza:

2048

4040

f  = 0,50693.

Il secondo è dovuto all’inglese Pearson che in un primo esperimento con

12.000 lanci ottenne testa 6019 volte con frequenza:

6019

12.000

f  = 0,50158

ed in un secondo esperimento ottenne, su 24.000 lanci, 12012 volte testa

con frequenza:

12012

24.000

f  = 0,5005.

Da ciò si nota che la frequenza, al crescere del numero delle prove, si

avvicina al valore 0,5 della probabilità dell’evento ''viene testa ''

calcolato con l’impostazione classica.

Per gli eventi per i quali è possibile calcolare la probabilità, si può

enunciare la cosiddetta legge empirica del caso:

In una serie di prove, ripetute un gran numero di volte ed eseguite tutte

nelle stesse condi


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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